Di questi tempi la stampa ci mostra come il problema dell’hackeraggio informatico colpisca sempre più anche le grandi istituzioni e i luoghi di potere. Negli ultimi giorni si è parlato tanto di un attacco hacker in Italia di grandi dimensioni.
Gli autori di questo attacco sono il collettivo di hacker Anonymous Italia che proprio l’altro ieri, 5 novembre, ha chiuso la settimana di campagna di cyber crimini e diffusione di dati e informazioni di istituzioni pubbliche iniziata il 29 ottobre.
La cosiddetta “Settimana Nera” è dunque volta al termine. Il collettivo di hacker attivisti che portano la maschera in onore del rivoluzionario inglese Guy Fawkes, icona dell’anarchia postmoderna per aver sventato il complotto ordito ai danni del Re D’Inghilterra Giacomo I durante la congiura delle polveri del 1605, ha mietuto diverse vittime.
Chi è stato colpito dall’attacco hacker in Italia di Anonymous?
Nel mirino di Anonymous sono stati coinvolti diversi enti pubblici: il Ministero dello Sviluppo Economico, Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il sito delle Lega in Trentino, quello del Partito Democratico di Siena ed in ultimo il sito di Fratelli d’Italia. Dati, nomi, cognomi, email, password, numeri di telefono e database sono stati messi online, alla mercè di tutti. Non sono mancate, nel mirino del gruppo di hacker italiani, le università.
A quale scopo, vi starete chiedendo, il gruppo di hacktivisti ha fatto tutto questo?! Loro hanno dichiarato, anzitutto, di voler rivelare il marcio e la corruzione che c’è ai vertici del nostro paese e, inoltre, di voler rendere pubblici i dati delle università che, secondo il gruppo di hacker più temuto del panorama informatico, dovrebbero essere accessibili a tutti.
La domanda successiva sorge spontanea: ma come hanno fatto a varcare le soglie di cyber security di istituzioni così prestigiose, scoperchiando banche di dati estremamente sensibili e quindi, si suppone, protette da un sistema di cyber security di altissimo livello?
A tal proposito interviene Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali dal 2012, sostenendo che la vulnerabilità emersa dal sistema di sicurezza di alcune amministrazioni pubbliche è frutto di vari fattori. Anzitutto, il Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, sottolinea la mancanza di un piano organico nello sviluppo del processo di digitalizzazione del paese. Inoltre, sottolinea la necessità di un piano strutturato di cyber security, di lungo periodo che riduca la possibilità di un attacco hacker al sistema di protezione dei dati, in cui è fondamentale una strategia di prevenzione del rischio.
Tutto questo ci fa capire quanto sia facile, oramai, ordire un attacco ai danni delle reti aziendali e mettere in atto un furto di dati o un hackeraggio ai nostri sistemi, esponendo a enormi rischi le infrastrutture delle nostre attività.
Ogni struttura deve investire in un piano informatico di sicurezza dei dati aziendali, che sia un progetto di prevenzione a tutela dei propri dati e di quelli sensibili dei dipendenti.
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